Invenzioni dimenticate, macchine impossibili e misteriosi scienziati; quanto di nuovo abbiamo veramente inventato nel nostro lungo cammino, e quanto invece e' soltanto il frutto di una riscoperta?

Strano ma vero, una scienza puo' andare perduta, il sapere puo' cadere nell'oblio e un intero patrimonio culturale puo' misteriosamente svanire senza lasciare alcuna traccia.

Per quanto queste affermazioni possano apparire fin troppo fantasiose, in realta' tutto questo e' gia' avvenuto, e molte delle moderne scoperte ne sono la prova; si tratta ovviamente di una affermazione difficilmente comprensibile per l'uomo del ventesimo secolo, ma e' soltanto una questione di punti di vista.

I moderni mezzi di comunicazione, il villaggio globale nel quale, piano piano, si sta trasformando l'intero pianeta, ci portano a pensare che sia del tutto impossibile che una nazione sviluppi una determinata tecnologia in assoluta esclusiva; studiosi e scienziati interagiscono tra loro e le distanze non sono piu' un limite invalicabile.

Ma era cosi' anche nell'antichita'?

Quelle distanze che oggi riusciamo a superare agevolmente, un tempo erano un ostacolo immenso, rendevano lente le comunicazioni; principalmente per questi motivi, la nascita di una nuova scoperta, una osservazione intuitiva o una nuova tecnologia, si sviluppavano esclusivamente in ambiti ristretti.

Le calamita' naturali diventavano a questo punto uno dei maggiori nemici della scienza; bastava una pestilenza, un terremoto, perche' il patrimonio culturale acquisito durante i secoli, si polverizzasse insieme agli edifici; un evento del genere, molto frequente nei tempi antichi, decretava la nascita di quelle che oggi definiamo "le scienze perdute".

Unici testimoni rimangono quei rari, inclassificabili ritrovamenti che mettono duramente alla prova archeologi e scienziati; anche questi vengono spesso "dimenticati" nei sotterranei di polverosi musei, ma il quesito che rinnovano di volta in volta non cessa mai di echeggiare nelle orecchie dei ricercatori: come si svilupparono queste conoscenze? Quale tecnologia di supporto esisteva gia' in loco? Come inserire questi bizzarri tasselli nella cronologia storica ufficiale?

Misteriose coincidenze

Nel 1500 a.C. i Sumeri sapevano gia' che le stelle erano sparse nel cielo, a distanze diverse dalla Terra, e avevano anche tentato di misurare queste distanze.

Passati non piu' di mille anni, questa conoscenza venne quasi del tutto dimenticata; dal 1500 a.C. e fino a tutto il Medioevo, si pensava comunemente che le stelle fossero equidistanti dalla Terra; si trattava del famoso "Cielo delle Stelle Fisse", che riportava i corpi celesti come appiccicati ad una sorta di sfera che circondava interamente il nostro pianeta.

Soltanto nella prima meta' del XVI secolo, Thomas Digges, un astronomo inglese, mise in discussione questa teoria, riproponendone una nuova "stranamente" analoga a quella dei Sumeri.

Cosi' come la conoscenza del popolo Sumero ando' misteriosamente perduta, lo stesso accadde per quella che permise ai costruttori e agli astronomi di edificare il complesso di Stonehenge, un vero e proprio computer di pietra che permetteva di osservare il moto degli astri e di prevederne gli spostamenti.

Da dove provenivano queste antiche conoscenze?

Si trattava forse di curiose coincidenze?

Difficile pensarlo, visto anche che di queste "curiose coincidenze" e' ricca la storia; Jonathan Swift, l'autore de "I Viaggi di Gulliver", descrisse i due satelliti di Marte, Deimos e Fobos, anticipando di circa un secolo e mezzo la loro scoperta, dando esattamente le loro proporzioni e attribuendo a Fobos una caratteristica unica, ovvero quella di ruotare in senso opposto rispetto a tutti gli altri satelliti e pianeti del sistema solare!

Ritornando ancora una volta ai Sumeri, impossibile non ricordare che gia' 2000 anni prima degli Arabi, avevano realizzato un sistema matematico analogo a quello che usiamo oggi.

Le cifre assumevano diversi valori a seconda della loro posizione, e lo zero veniva rappresentato da un particolare carattere cuneiforme molto simile a un Sigma.

Neanche il campo della medicina si sottrae all'ampio palcoscenico delle scienze dimenticate e in seguito ritrovate: la trapanazione del cranio, metodo molto conosciuto che permette di alleggerire l'eccessiva pressione del cervello, veniva gia' praticata dagli Aztechi, e con ampie casistiche di successo, visti i numerosi resti portati alla luce di pazienti sottoposti a questa tecnica e sopravvissuti per parecchi anni.

Una tecnica medica ancora piu' moderna e' di certo la chirurgia plastica; ebbene, in una collezione di testi medici indiani (Susrutu Sambita), redatti intorno al V secolo, vengono descritti i diversi metodi per prelevare pelle dalla nuca o dalle natiche allo scopo di ricostruire un naso!

Le scienze cinesi

Notoriamente la Cina e' stata la patria di molte invenzioni realizzate in netto vantaggio rispetto al resto del mondo; chiunque pensi che si tratti soltanto di alcuni fatti isolati si ricredera' certamente leggendo il volume di Robert K. G. Temple "China, Land of Discovery and invention", nel quale vengono riportati innumerevoli tecniche sviluppati in anticipo rispetto all'Occidente.

Ne elenchiamo soltanto alcune, le piu' eclatanti, assicurando pero' il lettore che l'elenco completo sarebbe davvero molto lungo:

INVENZIONE

DATA

RITARDO OCCIDENTALE IN ANNI

Coltivazione intensiva

VI Secolo a.C.

2200

Aratro metallico

VI Secolo a.C.

2200

Scoperta delle macchie solari

IV Secolo a.C.

2000

Scoperta del vento solare

VI Secolo d.C.

1400

Fusione del ferro

IV Secolo a.C.

1700

Sospensione cardanica

II Secolo a.C.

1100

Ponte a sospensione

I Secolo a.C.

1800

Petrolio come carburante

IV Secolo a.C.

2300

Carta

I Secolo d.C.

1300

Ombrello

IV Secolo d.C.

1400

Orologio meccanico

725 d.C.

585

Stampa

VIII Secolo d.C.

700

Circolazione del sangue

VI Secolo a.C.

1800

Ritmi cardiaci

II Secolo a.C.

150

Bussola

IV Secolo a.C.

1500

Leggi della dinamica

IV Secolo a.C.

1300

Paracadute

II Secolo a.C.

1700

Inventori, invenzioni e punti di vista

La storia non soltanto e' costellata da invenzioni perdute e ritrovate dopo secoli; esistono anche strani personaggi, bizzarri oggetti e alcuni modi di approcciarsi al problema.

L'era moderna e' caratterizzata da una unita' di vedute che coinvolge quasi tutti gli studiosi e gli scienziati; questa unita', se da una parte contribuisce a rendere globale la tecnologia e fruibile a tutti, o quasi, dall'altra impedisce che nuove idee possano affermarsi, dando magari nuova linfa alla ricerca.

In poche parole si tratta del solito problema; chi non si uniforma agli standard intellettuali e scientifici viene automaticamente escluso e tacciato di ignoranza o ciarlataneria.

Nel 1947, l'astronomo dilettante Immanuel Velikovsky, presento' all'editore Macmillan di New York un libro particolarmente intrigante; nel testo si esponeva l'ipotesi che le catastrofi descritte nella Bibbia non erano leggende o metafore, bensi' fatti realmente accaduti, causati dall'assestamento dell'orbita del pianeta Venere.

Non faremo il processo a "Worlds in Collision", l'opera di Velikovsky, pur ricca di spunti interessanti, conteneva in realta' molte prove scientifiche abbastanza discutibili; quello che piu' ci interessa e' la reazione che ebbe il mondo accademico.

La Macmillan, che teneva molto al rigore scientifico delle sue pubblicazioni, fece passare un po di tempo prima di procedere; nel 1950, l'astronomo Harlow Shapley, che pubblicava regolarmente con questa casa editrice, appena venuto a conoscenza dell'imminente pubblicazione di Worlds in Collision, minaccio' l'editore di ritirare la propria collaborazione qualora Velikovsky trovasse spazio tra i titoli in pubblicazione.

Nonostante cio' il libro venne stampato ed entro' quasi subito tra i bestseller; la protesta della comunita' scientifica riprese piu' feroce che mai: Gordon Atwater, membro del dipartimento di Astronomia del Museo di Storia Naturale di New York, subi' il licenziamento per aver scritto con il quale invitava i colleghi ad accogliere con mente piu' aperta le nuove idee; contemporaneamente l'editore venne letteralmente sommerso da lettere di professori che minacciavano di non adottare piu' i stesti scolastici della Macmillan.

La conclusione della vicenda vide il direttore editoriale licenziato, mentre i diritti di Worlds in Collision vennero ceduti alla casa editrice Doubleday, contro la quale si rinnovarono le minacce da parte di altri esponenti del mondo scientifico.

Non sempre le nuove idee vengono accolte con quello spirito di indagine che dovrebbe animare ogni serio ricercatore; molto spesso la scienza diventa un bagaglio personale dal quale nessuno si vuole separare.

Cosi' come ci furono, e ci sono, purtroppo, ancora, scienziati barricati dietro le loro convinzioni, abbiamo testimonianza di mente aperte e per alcuni versi misteriose: una di queste e' sicuramente Nikola Tesla.

Nato in Yugoslavia nel 1856, giunse a New York nel 1884 portandosi dietro gli appunti per la costruzione di una "macchina volante"; ma il suo grande progetto era quello di un generatore di corrente alternata polifase, progetto che si realizzo' e venne adottato in tutte le centrali idroelettriche nel 1985.

Il suo vero, grande sogno, era pero' ben diverso: trasmettere via etere una quantita' enorme di corrente da utilizzare in seguito per uso domestico o industriale.

Molti penseranno che si tratti di pura fantasia, fantascienza, eppure nel 1899 Tesla riusci' a trasmettere con un generatore di nuovo tipo, l'energia necessaria per accendere duecento lampadine poste a 40 chilometri di distanza!

Il magnate John Pierpoint Morgan decise di finanziare quell'ambizioso progetto, spingendosi addirittura oltre; Tesla infatti intendeva realizzare quello che definiva il "Sistema Mondiale", ovvero utilizzare le vibrazioni elettriche naturali della terra per ottenere energia gratuita.

Le cose purtroppo non andarono come pensava lo scienziato; Morgan si ritiro' dal progetto e Tesla cadde in un profonda crisi depressiva ritirandosi dalla scena scientifica.

Scienze antiche

Le lenti ottiche non vennero mai utilizzate nell'antica Grecia, poiche' vennero scoperte soltanto 100 anni piu' tardi: Ma saro' vero?

Esistono in Peru' alcune immagini che ritraggono intenta a cercare qualcosa con l'aiuto di un telescopio; lo stesso accade in Grecia, in un antico vaso che raffigura un personaggio che sembra cercare qualcosa aiutandosi con un attrezzo ancora una volta simile al moderno telescopio.

Democrito parlava della Via Lattea come la raccolta di un gran numero di stelle; Come fece ad osservare cio' che poi descrisse?

Sappiamo con certezza che l'arte vetraria era gia' nota nell'antichita'; la conoscevano molto bene gli egizi, mentre i greci erano in grado di costruire piccole bottiglie avvolgendo fili di vetro fuso su un nucleo di argilla; anche i romani conoscevano il vetro, ed era talmente diffuso che anche la gente comune poteva agevolmente permetterselo.

Gia' nel 3000 a.C., in Africa, Asia e Medio Oriente, il vetro veniva comunemente usato e non si puo' escludere che non sia servito anche per osservare determinati fenomeni, oppure utilizzato come lente d'ingrandimento.

Famosi furono poi gli Specchi Parabolici di Archimede, usati per incendiare le navi nemiche, cosi' come lo smeraldo sfaccettato usato da Claudio Nerone per correggere la sua miopia e alcune lenti in cristallo di vetro ritrovate durante gli scavi di Ercolano e Pompei.

Infine, una pubblicazione tedesca del 1909, trattando del famoso Faro di Alessandria, descrive la possibilita' che questo fosse usato anche come telescopio; notizia confermata anche da Ibn Khordadhbeh, che nel Bono Secolo d.C. ricorda come si riuscissero ad osservare anche gli abitanti di Costantinopoli attraverso il telescopio del Faro.

Si tratta ovviamente di deduzioni tratte da frammenti di informazione, ma esistono prove molto piu' documentate; nel 1853, Sir Austen Layard, fece ritorno dagli scavi effettuati a Nimrud, una delle capitali del regno Assiro, nel nord dell'Iraq.

Tra le tante cose che portava con se, c'era un piccolo cristallo ovale di circa un centimetro di spessore; aveva la forma di una lente con una superficie piatta e una convessa; il pezzo risaliva all'VII secolo a.C.

Layard consulto' un famoso esperto del tempo, Sir Davis Brewster, fisico e ottico specialista; il risultato dell'analisi indico' che il reperto poteva essere stato utilizzato sia come lente d'ingrandimento che per concentrare i raggi del sole.

Il cristallo di Nimrud divenne la prova piu' antica delle conoscenze ottiche dei Sumeri.

Non si tratto' comunque di un caso isolato: lenti in cristallo vennero rinvenute in tutto il Mediterraneo e in Oriente; due lenti di qualita' ottica sono esposte al Museo di Iraklion e appartengono all'antica civilta' cretese, mentre una lente rinvenuta a Creta e risalente al V secolo, e' capace di ingrandire con perfetta chiarezza fino a sette volte.

Queste notizie, solitamente, non vengono pubblicate negli annali di archeologia in quanto rischierebbero di mettere a repentaglio le dottrine canoniche.

Fonti e approfondimenti:

www.mlahanas.de

Peter James e Nick Thorpe "Antiche invenzioni  Ballantine Books nel 1994

Sines George e Yannis Sakellarakis, Lenti nell'antivhita', American Journal of Archaeology 1987.